lunedì 7 febbraio 2011

Oceano mare di A. Baricco

Alla locanda Almayer si incontrano strani e misteriosi personaggi: il pittore Plasson, il professore Bartleboom, la giovane Elisewin, Padre Pluche, Madame Deverià, il Dottor Savigny, Tomas/Adams; ognuno con una propria storia e ognuno alla ricerca di qualcosa; sono aiutati da cinque bambini Dira, Dood, Ditz, Dol e una bimba bellissima senza nome. E poi c'è il mare...e un ultimo misterioso ospite.


Alcune frasi "sottolineate"

"Poi avvicina il pennello al volto della donna, esita un attimo, lo appoggia sulle sue labbra e lentamente lo fa scorrere da un angolo all'altro della bocca. Le setole si tingono di rosso carminio. Lui le guarda, le immerge appena nell'acqua, e rialza lo sguardo verso il mare. Sulle labbra della donna rimane l'ombra di un sapore che la costringe a pensare "acqua di mare, quest'uomo dipinge il mare con il mare" – ed è un pensiero che dà i brividi."



"Dood, si chiamava, il bambino.
- Visto che te ne stai sempre qui...
- Mmmmh.
- Tu magari lo sai.
- Cosa?
- Dove ce li ha, gli occhi, il mare?
- ...
- Perchè ce l'ha vero?
- Si.
- E dove cavolo sono?
- Le navi.
- Le navi cosa?
- Le navi sono gli occhi del mare.
Rimane di stucco, Bartleboom. Questa non gli era proprio venuta in mente.
- Ma ce n'è a centinaia di navi...
- Ha centinaia di occhi, lui. Non vorrete mica che se la sbrighi con due.
Effettivamente. Con tutto il lavoro che ha. E grande com'è. C'è del buon senso, in tutto quello.
- Si, ma allora, scusa...
- Mmmmmh.
- E i naufragi? Le tempeste, i tifoni, tutte quelle cose lì...Perchè mai dovrebbe ingoiarsi quelle navi se sono i suoi occhi?
Ha l'aria perfino un pò spazientita, Dood, quando si gira verso Bartleboom e dice
- Ma voi...non li chiudete mai gli occhi?
Cristo ha una risposta per tutto quel bambino."


"Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro alle volte. Sono leggere dentro. Dentro."

"Venivano dai più lontani estremi della vita, questo è stupefacente, da pensare che mai si sarebbero sfiorati, se non attraversando da capi a piedi l'universo, e invece neanche si erano dovuti cercare, questo è incredibile, e tutto il difficile era stato solo riconoscersi, una cosa di un attimo, il primo sguardo e già lo sapevano, questo è meraviglioso. Questo continuerebbero a raccontare, per sempre, nelle terre di Carewall, perché nessuno possa dimenticare che non si è mai lontani abbastanza per trovarsi, lo erano quei due, lontano più di chiunque altro..."


"Sai cos'è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai
questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un'orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare
cancella, di notte. La marea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno.
È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c'è un luogo, al mondo, in cui puoi non pensare a nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa. E basta..."

"Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità. E lo sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce ad immaginarsi il desiderio. Ma non ho cercato di fermarmi, né di fermarti. Sapevo che lo avrebbe fatto lei. E lo ha fatto. È scoppiata tutto d'un colpo...
...E' un modo di perdere tutto, per tutto trovare."

"Anche se dovesse far male da morire, è vivere che voglio."

" Succede. Uno si fa dei sogni, roba sua, intima, e poi la vita non ci sta a giocarci insieme, e te li smonta, un attimo, una frase, e tutto si disfa. Succede. Mica per altro che vivere è un mestiere gramo. Tocca rassegnarsi. Non ha gratidudine, la vita, se capite cosa voglio dire."



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